BENVENUTO...!!! " QUALSIASI COSA BUONA VUOI FARE O SOGNI DI FARE, COMINCIA A FARLA... NELL'AUDACIA C'E' GENIO, POTERE E MAGIA". (A.RIMBAUD)



giovedì 23 settembre 2010

IL BAMBINO, IL GENITORE E GLI ADULTI




Il piccolo e coinvolgente libro di L. Sepulveda, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno' a volare”,(1996, Salani ed.) narra di un gatto, chiamato Zorba, che ha il compito di occuparsi della nascita e della crescita di Fortunata, una gabbianella molto simpatica, che cresce nella convinzione di essere un gatto. Arriva il giorno in cui Fortunata dovrà imparare a volare e Zorba, il gatto, avrà il compito di insegnarle ciò che egli stesso non è in grado di poter fare, imparare a volare. Fare il genitore di una colomba non è compito semplice per un gatto ma deciso, nella sua promessa, escogita una serie di strategie. Fino a che...

Come si diventa buoni genitori? Ardua, la risposta a tale domanda. Forse, come fece il gatto Zorba. Affidandoci al naturale istinto di accudimento e protezione della natura, facendo riferimento alla propria esperienza di figli, ascoltando suggerimenti e punti di vista altrui, cercando risposte nell'“enciclopedia” ( come faceva il gatto Diderot, il dotto amico di Zorba). L'insieme di tutto questo, ed altro ancora.

Diventare buoni genitori è un compito difficile e delicato. Richiede cura, dedizione, impegno, capacità di saper riconoscere i propri errori, pazienza e tanto amore. Richiederebbe anche la capacità di saper essere buoni genitori per se stessi, prima ancora che con figli. Ma questo è un compito da giganti perchè si sà, è più semplice fare i genitori ad altri piuttosto che a se stessi. Appare comico che in un'epoca in cui tutto sembrerebbe ruotare intorno ai “diritti dei bambini” vi siano delle evidenti e paradossali contrarietà sul piano della “realtà”. Esse, le difficoltà, non sembrerebbero aiutare i bambini, né tanto meno i genitori che, in particolare misura, affermano di avere bisogno di comprendere per poter comprendere. Gli status simbol che la “società” ci propone sono sempre generosi nell'offrire “affascinanti spiegazioni.” Senza contare sui “buoni e costruttivi” esempi. I centri, sempre più numerosi, nelle grandi città abbondano di bambini e vincitori allo stesso tempo di premi Oscar. Nella danza, nel canto, nello sport, nelle arti marziali, nella musica, nell'arte in tutte le sue forme. Essi riescono a diventare Piccoli Vip capaci di esibirsi in TV, con sapienza e disinvoltura, vestiti da grandi, truccati da grandi attori. L'uso esperto del computer, del telefonino, del motorino e perfino, dell'automobilina senza patente hanno preso, ormai, il sopravvento sui commoventi cartoni animati di Heidi, Ape Maja, Anna dai capelli rossi, Remì. Le bambole, oggetti antichi di un passato recente, servono solo o quasi per essere vestite da principesse e truccate da famosissime modelle. La bicicletta! No, non si vede quasi più. Grandi poveri bambini costretti a camminare in fila indiana per permettere il passaggio delle automobili impazzite dal traffico urbano. Mancano forse i marciapiedi ma costano troppo per le anonime strade della periferia. E quando ci sono bisogna imparare a saper dare la precedenza ai motorini. Grandi ricchi bambini accompagnati a scuola o al centro danza classica-ballo latino/americano con la macchina di mamma o di papà, appena lucidata di fresco. Impazienti, come spesso accade, perchè c'è la tensione di non voler far tardi in ufficio o perchè c'è ancora la spesa da fare e, tra un po', chiude anche il supermercato. Una giornata di sole in campagna nel fine settimana sembrerebbe come la pagina di un romanzo di inizio Novecento dove si vedevano bambini correre felici nel prato o, raccogliere frutti maturi dagli alberi che madre natura offriva con generosità. Giocavano con la terra e l'acqua, li facevano diventare fango per, poi ,creare artistiche formine con l'aiuto della fantasia. Si improvvisavano guerrieri, lottatori, avventurieri, fabbricavano armi con i rami secchi degli alberi raccolti da terra.. Studiavano il comportamento delle farfalle, delle lumache, degli insetti e, a volte, diventavano anche dei “terribili carnefici”. Eppure, in una reente gita campestre con alcuni amici e un bel gruppo di bambini, ebbi modo di constatare come i piccoli fossero abili e competenti nel saper ricopiare, meticolosamente, i giochi di fantasia raccontati nella pagina del romanzo di inizio Novecento. Erano contenti ed emozionati. La sera, a distanza di alcune ore dal tramonto, si mostrarono contrariati di dover andare via. Chissà come mai.

Forse, ciò che più potrebbe stupire è che sono le regole ad essere cambiate. E non solo le regole del gioco. Ci sentiamo manipolati da una società che cambia rapidamente, anche troppo rapidamente. Ne accusiamo tutti gli effetti, positivi e negativi insieme. Ci “dobbiamo” adeguare, altrimenti corriamo il rischio di rimanere IGNORANTI . E questo non può non influenzarci nel desiderio di voler dare ai figli il meglio che possiamo dar loro. Ma forse, è utile anche domandarci chi è che costruisce la società e le sue regole. Se “il meglio” che facciamo per i figli è ciò che veramente serve per loro, li fa stare bene e li aiuta a crescere forti, capaci, determinati. Asha Phillips (1999; 2008) sottolinea, in modo decisamente accurato, come la capacità dei genitori di saper dare regole e confini ai figli anche molto piccoli, sia basilare per una loro sana e buona crescita psicologica. In genere, le madri sono completamente proiettate sui loro bambini, tanto da rendere tale rapporto “ un rapporto esclusivo” . Un rapporto in cui il papà smette, per un periodo di tempo variabile, di essere e sentirsi compagno della donna e coo-creatore della nascita del loro piccolo. Saper dare dei confini al piccolo, sostiene la Phillips, è invece utile e sano sia per proteggere l'intimità affettiva della coppia, sia per la crescita equilibrata del loro bambino. Per esempio, quando il piccolo piange perchè non vuole essere lasciato neanche un minuto da solo è importante saper parlare con dolcezza ma con ferma decisione dicendogli“Adesso, la mamma ha bisogno di parlare con papà. Puoi aspettare. Sei sazio, pulito, pieno di un'intero pomeriggio trascorso insieme a giocare e passeggiare, soli io e te. Quindi, per favore, aspetta. Poi, saremo subito da te”. Con frasi di questo tipo e con l'aiuto del compagno e padre, la madre e i genitori insieme, forniscono al figlio la percezione del limite, del confine, dell'io sono. Esisto. Il bambino quando è solo può diventare un attento osservatore di ciò che lo circonda e, in particolare del proprio corpo. E' come se dicesse a se stesso “Toh ! Guarda un po'. Queste sono le mie mani”! Comincia ad imparare che c'è una differenza tra sé e l'altro. Crescendo imparerà che ci sono dei confini tra sé e gli altri, tra sé e il mondo esterno. Saprà riconoscere l'utilità della buona interazione con altre persone e con l'ambiente più ampio di cui fa parte. Accetterà e rispetterà le regole che governano il suo mondo grazie ai “no” e ai “si” che i genitori gli hanno saputo abilmente trasmettere. Apprenderà anche a dire di “si” e a dire di “no” difendendo i suoi punti di vista e i suoi valori di riferimento interni, nel modo socialmente più adeguato e rispettoso. Riconoscerà che lui viene influenzato dagli altri ma che può anche influenzare gli altri.

Qualcosa di questo tipo, ad esempio, può accadere quando ci chiediamo se la colazione portata a scuola dal bambino è veramente buona per lui e per la sua crescita. Se abbiamo la possibilità di evitargli o meno di mangiare l'ennesima merendina prodotta industrialmente, o se la possiamo sostituire con il pezzo di crostata buonissima preparata in sua compagnia durante il pomeriggio. Ci lasciamo o no condizionare “incondizionatamente” dagli altri e da noi stessi? Possiamo o no discutere, anche con i bambini, sui perchè la merendina è meno “saggia” della crostata? Riusciamo a dire di “no” anche quando faranno i capricci? Abbiamo o no la possibilità di evitare che siano sempre loro a dare la precedenza ai motorini e alle “auto innervosite” dallo stress cittadino? Sappiamo difendere i parchi delle città dai rifiuti abbandonati e, spesso, pericolosi per la salute dei bambini? Sappiamo rispettare l'”area verde” e riconoscere il loro bisogno legittimo di voler giocare? Si potrebbe continuare all'infinito...Ci sarebbe, in ogni caso da chiederci: sappiamo dire di no? E cosa, forse, più importante: sappiamo come fare per dire di si?

Oggi c'è più che mai bisogno di riscoprire il genitore e, in particolare modo, abbiamo bisogno di riconoscere l'Adulto genitore ( Boggio Gilot L. 1997; 2006; 2010).

Leggiamo articoli e articoli per farli crescere bene, per comunicare nel modo più corretto con loro. Bisogna, però, aggiungere che la sana comunicazione non è una tecnica, non è un modo di fare soltanto. Ci sono tanti bambini e tanti genitori. Sarebbe forse il caso di chiederci in quale romanzo possiamo ritrovare anche gli Adulti.


Riferimenti bibliografici:

-Boggio Gilot L., “Crescere oltre l'io”- 1997-Cittadella ed.

-Boggio Gilot L., “Curare mente e cuore”-2010- Satya, AIPT ed.

-Phillips A., “ I no che aiutano a crescere”-1999, 2008- Feltrinelli ed.



lunedì 19 luglio 2010

STRESS E MALUMORE Fare, non fare

La parola stress è diventata, e lo diventerà sempre di più negli anni a venire, di uso frequente nel linguaggio di tutti i giorni. Causa di un malessere in aumento. Non a caso lo stress viene considerato e descritto come la forma più frequente e diffusa della patologia moderna. La ragione al riguardo appare alquanto ovvia. Rispetto alla società rurale del nostro recente passato storico, dei nostri nonni, bisnonni e trisnonni lo stile di vita moderno è decisamente più ricco e complesso. Oggi possediamo una maggiore conoscenza di tante cose, possiamo scegliere tra una ricchissima quantità e qualità di cibi, ci serviamo di ogni forma di tecnologia avanzata. I nostri stimoli, interni ed esterni, sono diventati di conseguenza, più complessi e sofisticati rispetto a quelli di un tempo. Questo richiede che l'organismo-uomo sappia reagire agli stimoli e agire, continuamente, nuove modalità e strategie di adattamento verso se stesso e l'ambiente che lo circonda. Stress, in inglese, indica “tensione”, “sforzo”. Quindi, si potrebbe dire: la “tensione”, lo “sforzo” che l'organismo persona (inteso come totalità corpo-mente-emozioni in continua interazione con l'ambiente, fisico e sociale, di cui fa parte) prova quando è sottoposto a degli stimoli. Non necessariamente gli stimoli a cui si è sottoposti possono definirsi “stressor”( agenti di stress) e, non necessariamente lo stress ha una valenza negativa. Infatti se ne distinguono due forme:

  1. Stress positivo ( o eustress),

e

  1. Stress negativo ( o distress).


Il primo, lo stress positivo, aiuta la persona a trovare soluzioni più adeguate ed efficaci di funzionamento personale e di buon adattamento al contesto ambientale. Questo produce un cambiamento positivo, un procedere in avanti, un'evoluzione per la propria crescita. Pensiamo, ad esempio, ad uno studente che studia un argomento per sostenere l'esame. Si accorge di non riuscire ad apprendere nei tempi che vorrebbe e questo gli procura un aumento di ansia e tensione. Dopo un'attenta valutazione della difficoltà, potrà adottare la soluzione che ritiene più ragionevole: A) si rende conto di essere molto stanco e decide di spostare l'esame di qualche settimana cogliendo l'occasione per distrarsi e rigenerarsi; B) trova un nuovo metodo di studio per facilitare la qualità del proprio apprendimento. L'una o l'altra soluzione potrà essere efficace se lo aiuteranno a ridurre lo stato di affaticamento, lo aiuteranno a migliorare il suo benessere e raggiungere l'obiettivo in modo soddisfacente. Se, infatti, questi obiettivi saranno raggiunti, lo studente avrà trovato una soluzione efficace e creativa al problema che gli procurava stress e, saprà portare beneficio alla sua crescita personale.

Lo stress negativo ( o distress) consiste, invece, nella difficoltà di trovare soluzioni efficaci al mantenimento del proprio benessere. Se la tensione che ne deriva perdura a lungo, o si accumula ad altri fattori stressanti, si tramuta in malessere e si manifesta con sintomi più o meno gravi. Essi possono variare da individuo a individuo, a seconda delle personali caratteristiche biologiche , psicologiche, emozionali, sociali, spirituali. Alcuni dei sintomi più diffusi comprendono: ansia, depressione, colite, cefalee, senso di irrequietezza psicomotoria, sensazione di vuoto esistenziale, difficoltà di dare valore e significato alla propria esistenza. Oppure può coesistere uno stato di disagio a diversi livelli ( fisico, psicologico, emozionale, sociale, spirituale).

E' necessario e doveroso ricordare che non bisogna mai esitare di consultare il professionista (medico, psicologo, psicoterapeuta) qualora i sintomi assumono carattere di continuità e persistenza. E' decisamente sconsigliato “escogitare” cure fai da te o assumere farmaci senza la prescrizione del medico competente. La letteratura sull'argomento serve certamente ad apprendere la conoscenza ma non può essere sostitutiva della cura valutata e concordata insieme al professionista.

Nei casi in cui alcune manifestazioni di malumore, lieve depressione e/o ansia assumono carattere momentaneo e non ostacolano le abituali attività della persona, risulta utile saper migliorare alcune regole e abitudini di base della vita quotidiana, allo scopo di poterne aumentare benessere e autoefficacia personali. Alcuni suggerimenti, ad esempio, sono:

  • Eseguire alcuni esercizi, dolci e lenti, di stiramento e distensione muscolare ogni mattino, dopo che ci si è appena alzati dal letto. Meglio se accompagnati da una buona respirazione.

  • Fare la doccia con acqua preferibilmente tiepida

  • Fare sempre colazione e con cibi sani e genuini

  • Evitare di consumare i pasti velocemente e in piedi scegliendo cibi freschi, sani e nutrienti

  • Evitare o ridurre l'assunzione di bevande alcoliche e sostanze eccitanti. Bere acqua nella quantità indicata dai professionisti della nutrizione o dal proprio medico di fiducia.

  • Scegliere letture divertenti e prive di contenuti depressivi


  • Fare una regolare attività fisica.


Alla base di questi suggerimenti c'è sempre la consapevolezza che la persona è una totalità (corpo ,mente,emozioni, spiritualità) e che ogni azione ad un livello influenza e interagisce con l'altro livello. Il corpo, la mente, le emozioni non solo si conoscono ma scambiano costantemente tra loro informazioni e sensazioni. Quando, per esempio, compiamo un esercizio fisico ci accorgiamo che non è solo il corpo a sentirsi più scarico e rilassato; anche i pensieri si calmano, rallentano il fluire continuo migliorandone la nostra performance psicofisica.

Di particolare significato e importanza è la dimensione spirituale della natura umana nella capacità di saper gestire o prevenire lo stress.

Vi è infatti da aggiungere che lo stress può essere una conseguenza dell''abitudine, tutt'altro che rara, di volere acquisire continuamente(e ossessivamente) nuovi oggetti esteriori per aumentarne prestigio e importanza personale. La ricerca continua di taluni obiettivi (comprare continuamente nuove automobili, nuovi telefoni, nuovi abiti...) quando si è raggiunta una buona o sufficiente realizzazione, economica e sociale, rischia di essere un modo disfunzionale, non sano, con cui vengono soddisfatti i bisogni spirituali della propria natura di esseri umani (il bisogno di amore, di rispetto, per fare qualche esempio). L' indugiare e il perseverare in questa continua acquisizione di “oggetti” sempre più belli e costosi, lungi dal garantire appagamento e felicità, finisce con il rendere la propria vita carica di ansia, iquietitudine, insoddisfazione e depressione.



Riferimenti bibliografici:


-Boggio-Gilot L. (2006)- “ La depressione” Un approccio integrale. Roma, Satya edizioni AIPT.


- Zucconi A. - Howell P. (2003)-” La promozione della salute”. Edizioni la meridiana, Molfetta (Bari) trad. it. V. Poli (2003).






mercoledì 14 luglio 2010

L'AMORE ROMANTICO TRA MITO E REALTA'

R. May, lo psicologo statunitense, descriveva il mito come un tentativo di dare senso ad un mondo privo di senso (1991). Tra tutti i miti, l'amore romantico appare essere quello più misterioso e affascinante, capace di dare sollievo ad angosce e difficoltà dell'umana esistenza. Diversi Autori, anche italiani, descrivono la ricerca dell'amore romantico e passionale come il riflesso di una cultura, quella occidentale, centrata da lungo tempo, sui valori della produttività economica, sulla competizione tra gli individui e sull'individualismo a svantaggio della cooperazione e condivisione tra il gruppo e con il gruppo. E, a svantaggio dei valori etici e spirituali della vita. L'amore romantico, o meglio, l'amore romantico ideale diventa quella forma di idealizzazione in cui risulta possibile rifugiarsi per dare conforto alla mente e al cuore dell'essere umano, rimasto solo perchè privato della sua migliore essenza. Un sogno, una speranza e un'attesa che appartiene a molti, uomini e donne. Non a caso le chat-line abbondano di tali sogni, attese e speranze. Non c'è limite di età per tale ricerca per quanto sincera o giocosa essa sia. Si cerca una donna bella, giovane, a volte anche di venti o trentanni rispetto al lui. Magari un po' timida e senza molte pretese. Si cerca un uomo altrettanto bello, a volte ricco, purchè faccia sognare e sappia donare entusiasmo e felicità. Il frutto di una cultura che educa e rinforza la migliore apparenza, chi sa produrre di più, chi è più bello, chi è più bravo. E non è difficile leggere tra le righe di certe aperte dichiarazioni il sentimento di profonda solitudine della persona e, forse, della sua illusoria speranza di poter cambiare vita attraverso la ricerca di un essere perfetto, ideale, capace di appagare tutti i bisogni di amore. Mi viene in mente un vecchio film di Totò. Il protagonista, Totò, ormai adulto e padre di famiglia, decide di prendere la licenza della quinta elementare. Durante il suo esame dimostra alla commissione di essere perfettamente impreparato. Egli ignora la differenza tra una pila elettrica e una casseruola, non conosce la poesia il“Bove”, né chi l'abbia composta, confonde Capri con Caprera fino a che egli stesso riconosce che non potrà superare l'esame. Egli possiede, però, una grande saggezza, tipica della persona adulta che ha vissuto e vive la vita. Per alcuni aspetti, questa storia richiama la quotidianità del nostro tempo dove forma ed esteriorità sembrano prevalere sui valori del contenuto. Le qualità dell'amore dovrebbero appartenere al cuore più che alla mente, all'Anima più che alla razionalità. I filosofi greci distinguevano tre fondamentali forme di amore: Eros, Filìa, Agape. Ovvero l'amore dei sensi, l'amore dell'Anima, l'amore dello Spirito. Nella nostra cultura l'amore viene quasi sempre identificato con il piacere sensoriale. La ricerca dell'amore sembra passare, innanzitutto, per le qualità esteriori. I mass-media ci offrono continui esempi e modeli di questa forma di amore. Per essere amati bisogna prima di tutto essere belli e attraenti, vince chi è più affascinante e più seducente. Una falsa interpretazione che riesce, comunque, a far sentire la sua influenza, specie tra i giovani. Night-club e discoteche ci offrono uno spaccato, spesso desolante di questa realtà. Dove per piacere all'altro si costringe il corpo ad indossare abitini super-stretch, tacchi alti fino a venti-trenta centimetri, ci si sottopone a stress fisici per avere muscoli da esibire, a chirurgie estetiche per correggere difetti e imperfezioni. E tutto questo non aiuta a sentirsi più amati e contenti. Basti pensare all'abuso di alcool e droghe. L'espressione di una cultura orientata verso valori vuoti e narcisistici non può che produrre ulteriore senso di vuoto e narcisismo. La capacità di amare è una attitudine propria della natura umana, la sua espressione dovrebbe essere facilitata invece di esserne ostacolata. L'amore tra due persone, l'amore romantico, può maturare nella misura in cui i due partners accettano di mettersi in gioco cercando, ognuno per se stesso, di riconoscere e accettare amorevolmente limiti e imperfezioni proprie e dell'altro. Quando si cerca in se stessi e nell'altro la perfezione è difficile coltivare una sincera relazione di amore. Si rischia di guardare se stessi e l'altro come si guarda un oggetto: “non vado bene perchè non sono bionda”, “ se lui imparasse ad essere più diplomatico lo amerei di più”. E' come dire: “se questo vaso fosse verde invece che giallo si intonerebbe meglio con l'arredamento della stanza”.