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mercoledì 14 luglio 2010

L'AMORE ROMANTICO TRA MITO E REALTA'

R. May, lo psicologo statunitense, descriveva il mito come un tentativo di dare senso ad un mondo privo di senso (1991). Tra tutti i miti, l'amore romantico appare essere quello più misterioso e affascinante, capace di dare sollievo ad angosce e difficoltà dell'umana esistenza. Diversi Autori, anche italiani, descrivono la ricerca dell'amore romantico e passionale come il riflesso di una cultura, quella occidentale, centrata da lungo tempo, sui valori della produttività economica, sulla competizione tra gli individui e sull'individualismo a svantaggio della cooperazione e condivisione tra il gruppo e con il gruppo. E, a svantaggio dei valori etici e spirituali della vita. L'amore romantico, o meglio, l'amore romantico ideale diventa quella forma di idealizzazione in cui risulta possibile rifugiarsi per dare conforto alla mente e al cuore dell'essere umano, rimasto solo perchè privato della sua migliore essenza. Un sogno, una speranza e un'attesa che appartiene a molti, uomini e donne. Non a caso le chat-line abbondano di tali sogni, attese e speranze. Non c'è limite di età per tale ricerca per quanto sincera o giocosa essa sia. Si cerca una donna bella, giovane, a volte anche di venti o trentanni rispetto al lui. Magari un po' timida e senza molte pretese. Si cerca un uomo altrettanto bello, a volte ricco, purchè faccia sognare e sappia donare entusiasmo e felicità. Il frutto di una cultura che educa e rinforza la migliore apparenza, chi sa produrre di più, chi è più bello, chi è più bravo. E non è difficile leggere tra le righe di certe aperte dichiarazioni il sentimento di profonda solitudine della persona e, forse, della sua illusoria speranza di poter cambiare vita attraverso la ricerca di un essere perfetto, ideale, capace di appagare tutti i bisogni di amore. Mi viene in mente un vecchio film di Totò. Il protagonista, Totò, ormai adulto e padre di famiglia, decide di prendere la licenza della quinta elementare. Durante il suo esame dimostra alla commissione di essere perfettamente impreparato. Egli ignora la differenza tra una pila elettrica e una casseruola, non conosce la poesia il“Bove”, né chi l'abbia composta, confonde Capri con Caprera fino a che egli stesso riconosce che non potrà superare l'esame. Egli possiede, però, una grande saggezza, tipica della persona adulta che ha vissuto e vive la vita. Per alcuni aspetti, questa storia richiama la quotidianità del nostro tempo dove forma ed esteriorità sembrano prevalere sui valori del contenuto. Le qualità dell'amore dovrebbero appartenere al cuore più che alla mente, all'Anima più che alla razionalità. I filosofi greci distinguevano tre fondamentali forme di amore: Eros, Filìa, Agape. Ovvero l'amore dei sensi, l'amore dell'Anima, l'amore dello Spirito. Nella nostra cultura l'amore viene quasi sempre identificato con il piacere sensoriale. La ricerca dell'amore sembra passare, innanzitutto, per le qualità esteriori. I mass-media ci offrono continui esempi e modeli di questa forma di amore. Per essere amati bisogna prima di tutto essere belli e attraenti, vince chi è più affascinante e più seducente. Una falsa interpretazione che riesce, comunque, a far sentire la sua influenza, specie tra i giovani. Night-club e discoteche ci offrono uno spaccato, spesso desolante di questa realtà. Dove per piacere all'altro si costringe il corpo ad indossare abitini super-stretch, tacchi alti fino a venti-trenta centimetri, ci si sottopone a stress fisici per avere muscoli da esibire, a chirurgie estetiche per correggere difetti e imperfezioni. E tutto questo non aiuta a sentirsi più amati e contenti. Basti pensare all'abuso di alcool e droghe. L'espressione di una cultura orientata verso valori vuoti e narcisistici non può che produrre ulteriore senso di vuoto e narcisismo. La capacità di amare è una attitudine propria della natura umana, la sua espressione dovrebbe essere facilitata invece di esserne ostacolata. L'amore tra due persone, l'amore romantico, può maturare nella misura in cui i due partners accettano di mettersi in gioco cercando, ognuno per se stesso, di riconoscere e accettare amorevolmente limiti e imperfezioni proprie e dell'altro. Quando si cerca in se stessi e nell'altro la perfezione è difficile coltivare una sincera relazione di amore. Si rischia di guardare se stessi e l'altro come si guarda un oggetto: “non vado bene perchè non sono bionda”, “ se lui imparasse ad essere più diplomatico lo amerei di più”. E' come dire: “se questo vaso fosse verde invece che giallo si intonerebbe meglio con l'arredamento della stanza”.



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